
Abitata
già nella preistoria, fu dapprima insediamento degli Euganei, in
seguito del popolo dei Paleoveneti.
La storia del Veneto è unita a quella della più vasta regione
del Nord-est dell'Italia, situata tra il confine del Mare Adriatico
e tutta la catena delle Alpi Orientali, che comprende Trentino-Alto
Adige, Veneto e Friuli-Venezia Giulia.
In epoca storica a partire dal I sec. a.C. fece parte dell'Impero
Romano come Regio X Venetia et Histria.
Dopo la caduta dell'Impero Romano, fu invasa da orde di popoli
di origine barbarica (Goti, Eruli, Unni e Longobardi quest'ultima
invasione è descritta da Paolo Diacono nella sua Historia Langobardorum).
Tra il VI e l'VIII secolo si ebbe una divisione sempre più netta
tra la Venetia interna, sotto il dominio longobardo e la Venetia
maritima dipendente dall'impero bizantino e dall'esarcato di Ravenna.
Gran parte delle popolazioni e le autorità religiose si trasferirono
dalle città dell'interno ai centri lagunari (Grado, Torcello, Caorle,
oltre alle oggi scomparse Malamocco e Civitas Nova o Heraclea).
Con la conquista longobarda di Ravenna alla metà dell'VIII secolo,
il territorio lagunare acquista una sempre maggiore indipendenza
dall'impero bizantino di cui rimane formalmente dipendente. Dal
trasferimento della sede del dux bizantino da Civitas Nova sulla
terraferma, a Malamocco, nelle isole lagunari (e da qui agli inizi
dell'VIII secolo a "Rivoalto", l'attuale Rialto), prende origine
la città di Venezia.
Venezia, grazie alle immense fortune ricavate attraverso i
suoi commerci marittimi e terrestri con tutto il mondo allora conosciuto,
divenne la più potente tra le quattro Repubbliche marinare della
penisola italica, che si contendevano il dominio commerciale delle
rotte del Mediterraneo. Espandendo il suo dominio sui territori
circostanti, attorno al 1400, costituì uno stato, la Serenissima
Repubblica, i cui confini si estesero oltre quelli dell'antica regio
romana, comprendendo parte della Lombardia, l'Istria, la Dalmazia,
e vari teritori d'Oltremare.
Alla fine del XVIII secolo la Serenissima Repubblica, ormai
in declino, fu invasa da Napoleone Bonaparte e da questi ceduta,
dopo una serie di saccheggi e di scontri sanguinosi (Pasque Veronesi)
all'Austria in cambio del Belgio. La Repubblica fu divisa in più
parti dall'Austria, le singole parti furono delle semplici province
dell'impero Austriaco, senza funzioni di Stato. Il governo austriaco
fu in generale benevolo, amministrazione abbastanza efficiente ed
onesta, cercò di realizzare un certo benessere per i suoi sudditi,
ma non molto liberale. La parte corrispondente all'incirca all'attuale
Regione Veneto, rimase così per circa 60 anni, come parte del Regno
Lombardo-Veneto, sotto la dominazione dell'Impero Austro-Ungarico.
Partecipò ai moti risorgimentali con l'eroica ribellione e resistenza
di Venezia del 1848-1849. Il Plebiscito era necessario a formalizzare
- secondo gli accordi precedenti allo scoppio della guerra - la
già prevista annessione del Veneto al Regno d'Italia. L'accesso
alle operazioni di voto, come per altri plebisciti dell'epoca (ad
esempio: quello svolto per l'annessione di Nizza alla Francia),
e per ogni altra consultazione elettorale dell'epoca, escluse le
donne e fu limitato per censo: interessò pertanto solo una parte
minoritaria della popolazione (meno di 650.000 votanti su un totale
di 2.603.009 residenti). Il risultato (646.789 sì; 69 no; 567 voti
nulli), rispecchiò, secondo alcuni studi storici, l'assoluta mancanza
di segretezza nel voto e di trasparenza nelle conseguenti operazioni
di scrutinio. In tal modo, la sostanziale sconfitta militare del
Regno d'Italia nella Terza guerra di indipendenza italiana del 1866
si trasformò in un successo politico per casa Savoia.
Il dominio di casa Savoia non fu proficuo sotto l'aspetto
economico, la pressione fiscale maggiore di quella austriaca, i
servizi inferiori, e la burocrazia meno valida della proverbiale
burocrazia austriaca. Alla perdita dei mercati dell'Europa centrale
seguì un periodo di crisi economica. Dopo l'annessione al Regno
d'Italia e sino alla I guerra mondiale ebbe luogo una intensa emigrazione
dal Veneto, particolarmente verso Argentina, Uruguay e Brasile.
Durante la I guerra mondiale parte del territorio subì gravi danni.
Il fenomeno dell'emigrazione riprese nel primo dopoguerra,
diretto in massima parte verso gli stessi Paesi dell'America Latina
che avevano ricevuto le precedenti ondate migratorie provenienti
dal Veneto. Fu una emigrazione un poco meglio organizzata.
La II Guerra Mondiale apportò nuove distruzioni, soprattutto
a causa dei bombardamenti aerei (particolarmente feroce quello che
colpì e rase al suolo gran parte di Treviso). A guerra finita, riprese
l'emigrazione che interessò, oltre ad Argentina, Uruguay e Brasile,
Venezuela, Colombia, Stati Uniti, Canada e Australia. Flussi migratori
a breve termine si ebbero inoltre verso il Belgio, la Francia e
la Germania.
Una ricerca del CSER (Centro Studi Emigrazione - Roma) stima
in circa 3.300.000 le persone emigrate negli anni dal 1876 al 1976
dal Veneto, di fatto la regione italiana a maggior emigrazione in
tale periodo (seconda è la Campania, con 2.500.000). Si calcola
che ci siano nel mondo circa 9 milioni di oriundi veneti.
A partire dagli anni ottanta del XX secolo l'emigrazione si
esaurì e, da allora, il Veneto è divenuto terra d'immigrazione.
Molti dei nuovi arrivati sono in realtà cittadini italiani, emigrati
negli anni duri, che ritornano ai loro paesi; talvolta essi parlano
una versione della lingua veneta più arcaica di quella ora utilizzata
nel Veneto. Nelle ultime elezioni i cittadini italiani residenti
all'estero hanno potuto votare.
L'imponente aumento del livello medio di istruzione scolastica
nel Veneto ha creato una consistente sottooccupazione intellettuale,
con lavori provvisori inadeguati a molti giovani laureati, che non
gradiscono più molti lavori. Si ha quindi il fenomeno di una certa
disoccupazione nelle categorie colte e di una certa necessità di
immigrazione per certi lavori semplici.