Santuario Santi Corona e Vittore ad Anzù di Feltre
Santa Corona e San Vittore, martiri del II secolo, sono i
protettori della Città di Feltre. I resti sono stati portati a Feltre
dai Crociati di ritorno dalla Siria. La primitiva chiesa è stata
edificata per volontà del crociato Giovanni da Vidor nell'XI secolo
e successivamente ampliata a monastero con la costruzione di un
bellissimo chiostro nel '400.
E' il monumento religioso più importante dell'area feltrina.
Conserva preziosi affreschi di scuola giottesca.
Il santuario si trova in straordinaria posizione panoramica
proprio sopra la chiusa sul torrente Miesna che sbarra la strada
che da Montebelluna conduce a Feltre, qualche chilometro prima di
arrivare a Feltre.
Chiesa di Santa Sofia - XII secolo (1106-1123-1296) Padova
Nota e famosa soprattutto per le sue stranezze architettoniche,
è stata per molto tempo, nel secolo scorso, oggetto di studi di
culto da parte di numerosi esperti. Non tutti gli aspetti sono stati
completamente risolti, tuttavia ora prevale un quadro generale che
vede l'edificio di epoca non anteriore al XII secolo e le peculiarità
dovute principalmente ad una progettazione quantomeno approssimativa.
La facciata è curva a causa di cedimenti delle fondamenta
avvenuti già durante la prima costruzione. La struttura era ancora
nell'iniziale fase di costruzione durante il tremendo terremoto
del 1117 che distrusse gran parte degli edifici padovani, compresa
la Basilica di Santa Giustina. Il tetto con volte a crociera è del
XIV secolo, fino al allora era una copertura provvisoria di paglia.
La struttura non era stata calcolata per sostenere l'enorme peso
della nuova copertura e creò già da subito problemi statici tamponati
con tiranti e sostegni al colonnato interno.
Il colonnato interno e gran parte del materiale da costruzione
è di recupero, riciclato da rovine anche romane, cosa abbondante
al tempo. Le colonne, completamente diverse una dall'altra, formano
una sequenza molto bizzarra ma interessante ed affascinante. Persino
i vari livelli sono lasciati all'improvvisazione del momento e denotano
chiaramente molte fasi successive di lavorazione, però condotte
in gran fretta ed in breve tempo.
Interessante la cripta sotterranea, probabilmente sulle tracce
di un più antico edificio di culto romano. Proprio questo è l'aspetto
che pone ancora notevoli dubbi interpretativi, individuabili in
leggende e rari documenti antichi che indicano il luogo, proprio
all'incrocio dell'importante strada romana Altinate all'uscita dal
centro storico (di allora), sede di un importante tempio votivo
tardo romano, collegato con una galleria sotterranea ad un altro
sull'opposta sponda di un ramo del fiume Brenta dapprima e Bacchiglione
poi, che all'epoca passava accanto. Nomi di luoghi e tracce storiche
sono tuttavia fuorvianti ed insicuri. La stessa consacrazione a
Santa Sofia s'innesta in queste leggende, condizionandone pesantemente
le discussioni interpretative storiche.
La cosa più spettacolare è il grandioso emiciclo esterno dell'abside
con i caratteristici nicchioni, in parte pieni e atti a sopportare
importanti forze statiche. Risulta evidente che si pensava ad un
perimetro di chiesa molto più grande, confermato anche da parti
murarie laterali atte ad essere immaschiate con nuove cortine murarie
mai erette. Certamente questa parte di struttura fu edificata dopo
il terremoto, ma per molto tempo la chiesa fu lasciata in semi-abbandono
e l'originale progetto, se mai ci fu, non fu completato.
Basilica di Santa Giustina (Padova)
La grandiosa basilica è la più importante opera architettonica
di Padova.
Straordinariamente affascinante la posizione laterale ed assimmetrica
rispetto a quel capolavoro di scenografia quale è il Prato della
Valle.
La facciata incompiuta.
Quando si pensa ad un lavoro interminabile, da queste parti
il motto è "...longo come a fabrica de Santa Giustina".
La facciata doveva essere completamente ricoperta di marmo,
probabilmente bianco.
L'interno è la realizzazione più compiuta delle idee rinascimentali,
uno dei massimi capolavori dell'architettura rinascimentale.
Uno spazio ideale e grandioso, nel quale si materializza l'equilibrio
tra volumi e luce.
Santuario
della Madonna della Corona a Spiazzi di Ferrara di Monte Baldo
Il nome è attribuito dalla 'corona' di pareti rocciose che
cinge il terrazzo inacessibile a strapiombo sugli abissi, a 775
metri di quota sopra la Val d'Adige. L'ambiente è estremamente affascinante
e la struttura è sicuramente tra le più ardite opere religiose.
Vi si venera la Madonna dell'Addolorata, rappresentata da
una statua di pietra ritrovata fortunosamente sull'orlo dell'abisso
nel 1522. La leggenda del ritrovamento s'innesta con tragici avvenimenti
avvenuti nell'isola di Rodi durante le secolari dispute tra Veneziani
e Turchi e l'apparizione luminosa della Madonna in questo luogo
estremamente repulsivo. Più verosimilmente la statua venne fatta
scolpire nel 1432 a spese del feudatario del luogo, certo Ludovico
Castelbarco.
Una prima, modestissima, chiesetta venne inaugurata nel 1530
con la famosa e perigliosa visita del Vescovo di Verona. Già da
subito accorsero numerosissimi pellegrini ad onorare la Madonna
e ad implorare grazie e miracoli che, a giudicare dall'imponente
mole di ex voto, devono essere numerosi.
L'inaccessibile anfratto è stato, tuttavia, frequentato da
tempi ben più remoti. Notizie certe riferiscono di Eremiti fin dall'XI
secolo. Un successivo Romitorio dedicato alla Madonna, di cui si
hanno notizie nel 1139 e nel 1437, era tenuto da religiosi legati
al Monastero di San Zeno di Verona e quindi alla Commenda dei Cavalieri
Gerosolimitani, detti di Rodi (da qui forse la leggenda con Rodi)
e poi Cavalieri dell'Ordine di Malta.
Museo Geopaleontologico di Cava Bomba, Cinto Euganeo (Padova)
L'impianto di Cava Bomba era una fornace per la produzione
di calce viva, rifornita dal pregiato calcare della cava sul monte
Cinto a ridosso del grande tino di cottura.
La sommità del forno è sul piano di cava, al quale è collegata
con un pontile dove scorrevano i carrelli che trasportavano la roccia
calcarea e, in alternanza, carbone coke per alimentare il forno.
Il ciclo di produzione era continuo: in alto si caricava il materiale,
sotto si scaricava la calce viva attraverso apposite bocche dopo
circa 8 giorni di cottura a 900 gradi, che riducevano la roccia
di circa la metà del peso iniziale. Quindi la calce viva, fortemente
reattiva e corrosiva, veniva 'spenta' bagnandola con acqua, processo
tumultuoso e pericoloso.
Il complesso rappresenta una bella ed affascinante realtà
di archeologia industriale ed uno dei più imponenti esempi di fornace
dei Colli Euganei, in attività fino agli anni '70, documento di
un passato recente e delle sue implicazioni socio-economiche.
Castello di Alboino a Feltre
Il castello di Alboino è stato edificato dai longobardi nel
VI secolo su precedenti strutture romane e più volte distrutto.
L'articolato complesso comprende rimaneggiamenti del XI XII
XIII secolo e l'imponente torre comunale, vero 'faro' della città
visibile da tutte le contrade feltrine.
Castello di Zumelle - Mel località Tiago Villa di Villa (Belluno)
Grandissimo fascino, crocevia di storie medioevali, ambiente
intatto.
Luogo notevolissimo, a buon motivo si suppone fortificato
già in epoca preromana anche se non vi sono prove archeologiche
certe di questa teoria. Un primo torrione, protetto dallo scavo
di un grande fossato a trincea sulla viva roccia e da palizzate
di legno, potrebbe essere di epoca romana. Il fortilizio si trovava
lungo il transito, tra il Praderadego e lo snodo del Municipium
di Feltre, della strada militare romana Claudia Augusta Altinate.
Uno dei percorsi più accreditati per questa strada.
Monselice, il castello, le mura e la rocca
Parco archeologico del Colle della Rocca a Monselice (Padova)
Apertura: sabato e domenica dalle 10.00 alle 17.00 Altre aperture
da concordare e prenotare. Per la sola stagione estiva sono in programma
visite notturne.
Castel Telvana, Borgo Valsugana
Immersi nel bosco a guardia della chiusa di Borgo Valsugana
si trovano i ruderi di Castel San Pietro, le solitarie rovine di
Castellalto a testimonianza di un magniloquente passato ed il movimentato
aggregato bastionato di Castel Telvana, protagonista di uno tra
i più spettacolari paesaggi del Trentino. E' la naturale icona di
Borgo Valsugana.
Di proprietà privata non è visitabile internamente, ma è raggiungibile
con una splendida mulattiera detta sentiero dei castelli, con partenza
dal centro storico di Borgo, salendo la scala Telvana, passando
alla Chiesa dei Frati e dopo aver raggiunto il castello prosegue
sulle pendici del monte Ciolino per raggiungere i resti di Castel
S.Pietro per uscire a Telve di Sopra.
Asolo, il castello della regina Cornaro
Noto anche come 'Palazzo Pretorio' o anche semplicemente come
'il castello', fino alla costruzione delle mura medioevali che agganciavano
anche la 'Rocca' ebbe vita e storia autonoma legata alle vicende
di Asolo e, in parte, in contrapposizione alla Rocca, denominata
Castello di Braida, attorniata dall'omonimo borgo.
Notizie certe del Castello di Asolo risalgono al 969, menzionato
in atti dell'imperatore Ottone I, ma la denominazione stessa di
'castrum' indica una lunga storia di quel luogo che probabilmente
fu fortificato già in epoca romana e certamente ebbe vicende notevoli
durante le dominazioni barbariche, con alterne distruzioni e ricostruzioni.
La posizione strategica a dominio dell'alta pianura e del
transito tra le valli del Piave e del Brenta è infatti notevolissima.
Ad avvalorare l'importanza del colle è l'importante strada romana
che proveniva da Padova ed intersecava Castelfanco Veneto.
le Ville Venete
Impresa difficile scrivere delle ville venete. Discutere del
loro valore monumentale o raccontare la loro storia sarebbe assai
più facile, e di questo molto, anzi moltissimo, è già stato scritto
e fatto vedere, al punto da diventare cosa perfino inflazionata.
Non voglio nemmeno addentrarmi in tesi che dimostrino che le ville
del Palladio sono capolavori assoluti dell'arte o, al contrario,
opera manieristica di un mestierante scopiazzatore dell'antichità
classica.
Interessa capire se, nel contesto attuale, sia possibile una
fruizione che restituisca un minimo di lettura e comprensione corretta
di quel mondo: l'epopea veneziana di terraferma conclusasi con l'uragano
Napoleone. E preme individuare il 'come' affrontare questa lettura
e se e come, supportati da studi storici e d'arte, sia possibile
una nostra personale avventura alla scoperta di questo affascinante
mondo che non esiste più, senza cadere nelle trappole del turismo
della banalità e dei lustrini.